L'abbazia e la luce

L'abbazia e la luce

Parliamo spesso dell'incantevole esposizione al sole della collina del Monte Canto, un aspetto fondamentale per la vite, pianta eliofila che adora la luce solare.

Le prime ore delle mattine estive sono il momento ideale per il lavoro: l'aria è ancora fresca, la rugiada sull'erba, il sole sta sorgendo e la luce è soffice, gli insetti non assediano. In queste ore, si avverte una profonda intimità con la natura circostante e con la pianura di fronte a noi che sembra un grande animale disteso e assonato, ancora non preso e messo in scacco dal suo indaffarato affaccendarsi.

Ma l'intimità maggiore è con l'abbazia di Sant'Egidio che si erge al centro della conca coltivata a vigne.  La luce che sorge a oriente le dona una tridimensionalità nuova, si può immaginare per un istante l'abside buia e silente che ogni mattina, da quasi mille anni riceve un raggio di sole da una monofora, un "fiat lux" miracoloso che si rinnova ogni giorno. 

L'eremo di Sant'Egidio nei secoli è sempre stato considerato un luogo sacro, secondo  lo storico Antonio Tiraboschi  (1838 - 1883) la chiesa di Fontanella riceveva defunti dai paesi circostanti (fin da Treviglio) e quando si rimossero i mucchi di ossa "alti come case" si ebbero per anni furiose intemperie. Fu molto amata da papa Giovanni XXIII che scriveva "nel silenzio di Sant'Egidio sento meglio il Signore" e fu dimora per molti anni di padre David Maria Turoldo, filosofo e poeta,  che da qui compose  molti dei suoi canti. 

L'abbazia di Sant'Egidio in Fontanella non è solo un monumento storico di grande valore, che si integra magnificamente nel paesaggio di Fontanella al Monte, ma è oltre. Bisogna forse guardarla nelle prime ore del giorno per vederla catalizzare il sole e renderlo mattino,  per sapere che niente di ciò che produciamo su questa collina, sarebbe lo stesso (e nemmeno noi lo saremmo) se quelle pietre non fossero lì a celebrare inizio, compimento e fine di ore, giorni, stagioni e vite. Per questo, e non solo per mera vicinanza, i nostri vini portano il suo nome, perché i vini sono territorio e un territorio non è solo suolo e clima, è vita ed energia, è spazio nel tempo. 

"E quando verrà,
quando verrà
lasciatemi
in qualche parte:
forse sulla torre
perché abbia
l’illusione
di vedere ancora
questa luce
e queste vigne;
e udire
la mia gente
cantare
i salmi della sera."

David Maria Turoldo

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