Marinele ha vinto una Gran Medaglia d'oro al Concours Mondial de Bruxelles, uno dei concorsi enologici più importanti al mondo e - rullo di tamburi - è il White Wine from Italy Revelation. è volato in Messico e, in mezzo a 7500 vini da 42 nazioni diverse, è stato premiato.
Marinele è un vino bianco secco, aromatico - sensualmente aromatico - frutto delle nostre uve Moscato giallo, quelle che quando l'acino si rompe in bocca è un proustiano viaggio alla ricerca del tempo perduto. Da sempre vinificato secco, senza residui zuccherini, perché è un vino senza compromessi e perché l'inaspettato è il meglio della vita.
In bocca è mineralità, sapidità, struttura, una bellissima freschezza, una nota amaricante e un ritorno all'acino magico di cui sopra.
Marinele prende il nome da una zona qui sul Monte Canto in cui un tempo crescevano le marinelle.
Marinele nasce su una piccola collina delle prealpi orobiche, una collina dal nome romantico - Canto - e chi lo sa se riferisce a un cantuccio o all'elevazione della voce umana? Ci siamo a lungo arrovellati sull'origine di questo nome e "entrambe le cose" è la nostra soluzione.
Marinele nasce da dei vigneti che si affacciano su un'abbazia millenaria, Sant'Egidio in Fontanella al Monte: file di capi a frutto a braccia tese verso l'eternità.
Marinele nasce da una famiglia di contadini mezzadri che a memoria d'uomo è sempre stata qui.
Questo premio è della vigna che in un'annata siccitosa indimenticabile ci ha tenuto una lectio magistralis di resilienza. E' di tutti quelli che lavorano qui e che hanno lavorato qui, in vigna e in cantina: ci vuole molto lavoro - e molto amore - per fare un vino , sempre, medagliato o no. Ma è anche di tutti gli uomini e le donne che prima di lasciare la loro forma umana hanno speso le loro stagioni su queste terrazze nei secoli dei secoli, giorno dopo giorno. Uomini e donne che avrebbero alzato le sopracciglia increduli a una telefonata da Bruxelles che si complimentava per i loro vini, ma che poco dopo sarebbero tornati in vigna e in cantina ai loro mestieri.
Una medaglia cosa cambia? L'uva cresce tra i filari, una nuova stagione si prepara a portare i frutti a maturazione, si torna alla terra che poi è il solo senso del passaggio, ma grati alla vita per questo refolo di vento che arriva da lontano.
"Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.
E lui rispose dicendo:
Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l’anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l’infinito.
Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica.
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all’unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.
E cos’è lavorare con amore?
È tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato"
Khalil Gibran